Hai venduto un progetto, l’hai gestito bene, hai monitorato i costi esterni, hai tenuto il team nel budget. Bene!
Ora guarda il margine: sembra buono, il cliente è contento, il PM pure.
Ma… l’azienda ha guadagnato davvero?
Ecco, non basta guardare i margini.
Serve una metrica che spesso viene ignorata, perché sembra “roba da CFO”: l’EBITDA.
Nel nostro esempio preferito, vendi un gelato a 2,00€.
Il costo degli ingredienti e del personale per produrlo è 0,50€.
Risultato: Contribution Margin = 1,50€.
E questo 1,50€ è quello che serve per coprire:
Ecco, tutto ciò “che serve a tenere in piedi l’azienda” è esattamente il campo da gioco dell’EBITDA: quanto resta in tasca all’azienda dopo i costi operativi, prima di pagare tasse e interessi.
EBITDA è l’acronimo di Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization. In italiano: utile prima di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti. Sembra una formula da contabile nervoso col pallottoliere, e invece è una metrica che ogni persona che prende decisioni in azienda dovrebbe conoscere.
In parole semplici? EBITDA = quanto guadagna davvero l’azienda con la sua attività operativa, al netto dei costi variabili e di quelli fissi di struttura. È l’indicatore che tiene insieme ricavi, costi diretti e costi fissi, senza farsi distrarre da elementi finanziari o straordinari.
EBITDA ≠ fatturato ≠ margine
Molti confondono l’EBITDA con il fatturato (“quanto incasso”) o con il margine lordo (“quanto guadagno da ogni progetto”). In realtà è una terza cosa.
Ecco perché è fondamentale: l’EBITDA ti dice se la tua azienda sta in piedi davvero.
Immagina un’agenzia che vende progetti per 1.000.000€ l’anno.
Quindi l’EBITDA è positivo, ma sottile. Basterebbe perdere due clienti o aumentare i costi del personale per azzerarlo. Ecco perché monitorare l’EBITDA serve a chi guida l’azienda, ma anche a chi gestisce i progetti, fa preventivi o pianifica il team.
Perché l’EBITDA serve anche a te (sì, anche se non sei il CEO o il CFO)
Se sei founder o partner, inutile dirlo, già lo sai: l’EBITDA è il primo indicatore che guarda chi valuta la salute della tua azienda e il suo valore sul mercato.
Per calcolare ’EBITDA in agenzia o studi professionali, serve avere chiari tre elementi fondamentali:
Non è complicato. Il vero problema, spesso, è avere questi dati tutti insieme, aggiornati, e non sparpagliati tra fogli Excel o affidati alla memoria di un contabile.
Su wethod, la sezione Profit & Loss ti mostra l’EBITDA reale e previsionale, progetto per progetto e mese per mese. Ogni ricavo è legato ai progetti, ogni costo esterno ha la sua competenza economica, e i costi del personale sono calcolati sulla base delle RAL, non dei timesheet. Così vedi i costi veri, indipendentemente dal fatto che una persona timbri o meno il cartellino digitale.
Il bello? Il P&L di wethod parte dal consuntivo e ti proietta nel futuro, calcolando l’EBITDA previsionale in base alla pipeline, agli assunti, ai costi generali previsti. E ti dice se i mesi che hai davanti coprono davvero i costi della struttura o no.
Se sì: bene, investi.
Se no: meglio scoprirlo adesso, e non con due (o più) mesi di ritardo.
L’EBITDA è come un iceberg: il margine visibile nei progetti è solo la punta. Sotto ci sono i costi strutturali, le scelte di business, i contratti e i conti che non puoi ignorare.
Capirlo è un atto di lucidità.
Monitorarlo è un atto di responsabilità.
Usarlo per decidere è leadership.
E no, non ti serve un master in finanza. Ti serve strumento che ti racconti la verità.
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